Museo Nazionale delle Acque Minerali Carlo Brazzorotto Via Bagni, 18 - Crodo - Verbania (all'ingresso del parco delle terme, nella valle Antigorio) Dal 1° giugno al 30 settembre è visitabile tutti i giorni escluso il lunedì.
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Il Museo Nazionale delle Acque Minerali "Carlo Brazzorotto" | ||||||||||||||||
Introduzione | ||||||||||||||||
Acqua: bene prezioso da custodire in un museo. Le numerose fonti e sorgenti di acque purissime, sparse in tutta Italia, rappresentano un patrimonio culturale derivante dalla loro storia millenaria, oltre ad alimentare la nostra ricchezza industriale e commerciale. Gli antichi romani conoscevano ed apprezzavano le virtù di numerose acque, ma il loro imbottigliamento e la loro commercializzazione inizia solo alla fine dell'800. Dalla sorgente alla bottiglia, da quel momento le acque minerali raccontano il loro percorso tra le rocce, lungo le vie sotterranee che attraversano, testimoni della cultura dei luoghi ove sgorgano e delle cure che l'uomo dedica loro. Il percorso espositivo del Museo Carlo Brazzorotto segue criteri cronologici e tematici, accompagnando il visitatore per un viaggio di oltre un secolo: documenti tecnologie, testimonianze scientifiche e artistiche sono il filo conduttore attraverso il quale una parte importante e preziosa di questa storia industriale viene restituita al nostro paese. Il particolare allestimento è stato concepito per rivalutare in chiave storica-territoriale le fonti della penisola, fornendo inediti approfondimenti. Il Museo dell'Acqua nasce non solo come deposito di memoria, ma strumento di comunicazione e produzione culturale attraverso: Il museo è diretto dal dott. Alessandro Zanasi del Policlinico Sant'Orsola Malpighi di Bologna, coadiuvato dal Centro Studi Piero Ginocchi e da un comitato scientifico che coordina anche tutto il lavoro museale. | ||||||||||||||||
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Cronistoria del Museo | ||||||||||||||||
Il Centro Studi è un'associazione di volontari senza fini di lucro e porta il nome di Piero Ginocchi, l'uomo che ha valorizzato le acque minerali di Crodo facendole conoscere nel mondo. Nella sua industria nasce il Crodino, l'analcolico biondo dal gusto raffinato. Sulla base di accurati studi territoriali, nel 1933 pubblica i primi risultati con il libro a cura di Angeli Del Boca, L'oro della Valle Antigorio: le acque minerali di Crodo fra realtà e leggenda. Di seguito con un'intensa attività di ricerca nel mondo delle acque minerali si pongono le basi per un archivio storico documentaristico. Nel 1996 il Centro ottiene a titolo gratuito due completi impianti storici di produzione dei acque minerali dal Gruppo Campari, nel frattempo succeduto ai Bols nella proprietà delle Terme di Crodo. Queste erano le prime macchine utilizzate dal Ginocchi nella sua avventura industriale, risalgono agli anni 30 del '900. E' l'avvio di un progetto museale. Nel 2000 il Centro Studi presenta un progetto con richiesta di finanziamento europeo (sul bando CE 1260/99) per la realizzazione di un museo dedicato alle acque minerali, che viene approvato. I costanti rapporti con il mondo universitario permettono di conoscere Carlo Brazzorotto, ricercatore tecnico del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Bologna ora in pensione. La sua attività di analisi delle acque minerali, svolta con ammirevole passione, lo ha portato a raccogliere 80.000 etichette e oltre 12.000 campioni pieni, in contenitori diversi, del prodotto. Saputo dell'iniziativa museale ne regala l'immensa raccolta. Nell'aprile del 2006 la Krones dona una completa e funzionante etichettatrice in grado di dimostrare il processo di applicazione dell'etichetta alla bottiglia e, nel maggio, la Sanpellegrino Spa offre la propria storica tipografia, testimonianza dei primi processi di stampa di pubblicità e etichette di una delle principali aziende produttrici italiane di acque minerali. Il 2 luglio 2006 in Crodo (VB) il Centro Studi Piero Ginocchi inaugura il Museo Nazionale delle Acque Minerali Carlo Brazzorotto. Viene nominato direttore il dott. Alessandro Zanasi del Policlinico Sant'Orsola Malpighi di Bologna. Il Museo Nazionale delle Acque Minerali Carlo Brazzorotto riunisce le caratteristiche di un grande centro di studio e ricerca specialistica di elevato profilo: vi saranno collocati - in forma cartacea e in riproduzione digitale, ottica ed interattiva - tutti i testi fondamentali relativi allo specifico settore, di ogni età e cultura, conterrà oltre 100.000 etichette digitalizzate, disponibili anche in rete, impianti storici di produzione, campioni di bottiglie e una vasta biblioteca di consultazione. Il museo rappresenta un luogo ideale per conservare, studiare e tramandare gli oggetti in esso depositati. E' la memoria visiva di un passato che fonda le sue radici nel ruolo sacro e terapeutico che nell'antichità veniva riservato all'acqua, elemento primario la cui importanza non è inferiore a quello dell'aria o del cibo. E' fonte di idee per il futuro. Promuovere la cultura è un diritto e un dovere. Sottolineare la grande forza dell'Italia nel settore delle acque minerali, significa rendere visibili le sane potenzialità di un paese per un'integrata sinergia tra cultura, turismo, benessere ed economia. Le raccolte rendono unico, raro, irripetibile e prezioso questo patrimonio concentrato in un'unica sede. Seppur giovane, l'originalità e la ricchezza del museo è già tale, da collocarlo fra i musei europei che ogni anno a maggio danno vita a "La Nuit des Musées". | ||||||||||||||||
Gli impianti storici | ||||||||||||||||
Nella sala macchine si possono osservare due impianti storici completi per la produzione delle acque minerali, la riempitrice e tappatrice per l'acqua di selz, una serie di saturatori, una riempitrice rotativa ed una etichettatrice. Il museo possiede un patrimonio che l'attuale superficie a disposizione non è in grado di contenere. | ||||||||||||||||
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La biblioteca | ||||||||||||||||
Una biblioteca specializzata riporta la storia delle acque termali e minerali con testi del passato fino alle dispense attuali. | ||||||||||||||||
Le etichette | ||||||||||||||||
Oltre 70.000, rappresentano il panorama industriale italiano di tutto il '900. A queste vanno aggiunte il migliaio di quelle estere ancora da catalogare. | ||||||||||||||||
Le pubblicità | ||||||||||||||||
Sono disparate, ma primeggiano: manifesti, oggetti, filmati. | ||||||||||||||||
Le bottiglie | ||||||||||||||||
Sono oltre 20.000, la maggior parte piene nelle diverse capacità. in vetro e plastica. Vi sono poi contenitori in cartoni e altri particolari in coccio e per il selz. | ||||||||||||||||
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Curiosità d'archivio: acque minerali artificiali | ||||||||||||||||
Nel 1685, due farmacisti inglesi, Jenny e Oward, ottengono da Carlo II° una licenza per la fabbricazione di acque artificiali ferruginose. E' il primo brevetto, anche se in Francia questa pratica era già conosciuta. In seguito in Europa si distinguono quattro periodi sull'argomento: 1. La ricerca scientifica da Von Helmont a Lavoisier - 1700/1799. 2. I primi rudimentali impianti industriali dal 1790 al 1855. 3. Le fasi di perfezionamento e incremento dal 1832 al 1855. 4. L'industrializzazione e l'utilizzo dell'acqua minerale artificiale per l'igiene e la salute in un'epoca più che mai fiorente per le scienze chimico-mediche. Il loro punto di forza era legato soprattutto alle garanzie igieniche, in quanto queste acque venivano sottoposte a sterilizzazione: va ricordato che in Italia nel 1906 i casi di tifo furono 44.799 con 4.924 decessi, mentre nello stesso anno i morti per enterite furono 108.853. Nel nostro paese lo sviluppo si ha nei primi anni dell'800, soprattutto al Nord, con il fiorire di numerosi stabilimenti dediti alla fabbricazione delle acque minerali artificiali, ottenute in sintesi, ad imitazione di quelle naturali conosciute. L'espansione si ha fino alla metà circa del '900 per essere poi soppiantate dalle acque minerali naturali. | ||||||||||||||||
Hanno collaborato alla realizzazione del Museo Nazionale delle Acque Minerali Carlo Brazzorotto: L'Unione Europea, il Ministero dell'Economia, la Regione Piemonte, la Provincia del Berbano Cusio Ossola, la Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza, il Comune di Crodo, la Fondazione BNP per il Territorio, la Fondazione Comunitaria del VCO, la Davide Campari Milano, la Sanpellegrino, Uliveto & Rocchetta, la Comac Group, la Krones, La Cati, la Vimercati, la ditta Roberti Roberto, l'impresa Cerini, la Moro Serizzo, l'Idrotermica Anderlini, la Tipografia Saccardo, Carlo Brazzorotto, Ippolito Ippolito, Giuseppe Massano e i volontari del Centro Studi Piero Ginocchi. |
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